S. Savagnami. Paesaggio fiammingo

S. Savagnani. Paesaggio fiammingo.                                                                                                     





















Il paesaggio classico pervenne ad una completa autonomia figurativa agli inizi del Seicento. Nei secoli precedenti la natura veniva utilizzata dai pittori come sfondo per complesse composizioni di storia sacra o profana. Si deve ad Annibale Carracci e al suo allievo Domenichino l'inizio di questo genere fortunato; essi realizzano opere nelle quali il paesaggio costituisce una comunicazione ideale tra uomo e natura. Contemporaneamente, la presenza a Roma di pittori fiamminghi costituì ad arricchire la ricerca naturalistica. Lo sviluppo espressivo del paesaggio classico di Annibale Carracci e Domenichino avvenne negli anni 1640/1660, quando giunsero a Roma due grandi artisti francesi, Nicolas Poussin e Claude Lorrain, che svilupparono il genere del paesaggio classico. Dal Poussin la natura è concepita con estremo rigore e chiarezza compositiva, oltre che a misura dei personaggi che la popolano. Il Lorrain, invece, perseguì la nobilitazione della natura: "Stando sdraiato nei campi prima dell'alba e fino a notte per imparare a rappresentare il dorato cielo mattutino, l'alba e il tramonto...". Egli fu maestro nell'interpretare la mutevolezza della luce a seconda delle stagioni e delle ore del giorno. il tema del paesaggio classico e ripreso dalla scuola napoletana e, con particolare originalità, dal pittore Salvato Rosa (1615-1673), il quale sviluppa una nuova interpretazione soggettiva e romantica del mondo naturale. Il dipinto "Paesaggio fiammingo" del Museo Morelli di San Marco Argentano, più che alla scuola fiamminga, è avvicinabile alla scuola napoletana. Esso, infatti, ricorda molto da vicino un paesaggio di Salvator Rosa, acquistato a Roma nel mercato antiquario, nel 1962.

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